Analfabetismo di ritorno

Leggo l’editoriale di Marco Revelli sul Manifesto.  Scorro l’articolo, noto una “narrazione” un pò semplice per il suo stile . Lo conosco come un pensatore raffinato mai banale.  Non dice cose sbagliate,  ma nel fluire dei periodi  sembra non volersi avventurare  in percorsi analitici. Verso la fine se ne comprende il motivo.

Ripartire da zero.

Ripartire da ciò che è giusto e ciò che non è giusto.

Ripartire dalla “presunzione” che i valori universalistici non sono opinioni. Non è un opinione il rispetto  del principio di eguaglianza e pari dignità. “E’ questa improvvisa crudeltà dell’essere, nuda, senza ornamenti ideologici, senza argomentazioni né giustificazioni, ciò che spaventa”.

Per un pezzo di storia, pezzi di società,  hanno convinto altri pezzi di società che per nessuna ragione possono essere violati i valori universali  in nome di qualsivoglia ragion pratica.

Ripartire dalla costruzione di quella coscienza collettiva,  smarrita in questa specie di analfabetismo di ritorno.

Non è mai troppo tardi. Difficile compito per chi arriva dopo il maestro Manzi, che si trovava a dissodare terra vergine ancorchè “matura”. La nostra terra, morta, tenuta in vita solo da elementi di sintesi chimica.

Abbiamo bisogno di un percorso di “dinsintossicazione” perchè su un nuovo terreno di coltura si possa costuire una nuova cultura

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Silenzio delle idee lunghe

tanti piccoli flebili suoni cantano un brusio di fondo accompagna costantemente  le ore della nostra giornata scrivo sul mio iPhone direttamente nella

Per fare tutto ci vuole un fiore

Per fare un tavolo ci vuole il legno, Per fare il legno ci vuole l’albero, Per fare l’albero ci vuole il seme,

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