Elena ha il treno per Roma alle 19.52. Il clima umido dei giorni precedenti se n’è andato trasportato da una brezza leggera. Rientro a casa a piedi, dalla stazione.
Piazza S.M.Novella, cammino piano, magrebini, africani, seduti sui gradini della chiesa. Sembra che nessuno abbia respirato il clima di scontro degli ultimi mesi, né fiorentini né extracomunitari: avverto un clima di pace. Questa è la sensazione che provo. Sarà colpa del clima piacevole, oppure perché in piazza un ragazzo più che trentenne suona musiche di Bob Dylan con chitarra è amplificatore.
Mi siedo anch’io insieme agli altri. Ascolto sei o sette canzoni; ogni tanto un passante lascia una moneta. Mi alzo lascio un euro nel fodero della chitarra.
Arrivo sull’Arno. Un locale alla moda spara musica techno. La strada è invasa da persone con il bicchiere in mano. Aperitivo della domenica sera. Non mi fermo ma rallento il passo.
Osservo. Osservo gli sguardi. Centinaia di occhi si muovono freneticamente, in attesa di incontrare altri occhi. Non noto nessun incontro di occhi, eppure ho rallentato.
Lascio la musica alle spalle. Una barca con il fondo piatto da palude scivola piano sul fiume. Il barcaiolo conduce quattro persone con la passione per la fotografia. Spinge la barca con la pertica, lentamente. E’ evidente , sono alla ricerca di punti di osservazione della realtà diversi, alternativi. La barca scivola sotto il ponte. Non sento più la musica.
Attraverso il ponte vecchio, un altro artista di strada sta installando la sua attrezzatura.
Mentre cammino verso san Niccolò un ragazzo giovane, forse pakistano, con un buon italiano mi chiede indicazione di un hotel. Indossa un giacca da hotel, rossa con bottoni dorati, tutto sudato; sembra abbia perso l’orientamento. So esattamente dov’è il luogo del quale mi aveva chiesto indicazioni. Lo avevo visto pochi minuti prima. Lo avevo notato, camminavo lentamente. E’ contento, molto contento. Mi ringrazia e si è orienta con passo veloce verso la meta.
Camminiamo talvolta troppo velocemente. Rallentare aiuta a raccogliere odori, sensazioni, immagini. Quando , carico di queste suggestioni incontri uno sguardo, è probabile che tu possa offrire un pò della tua ricchezza. Al prossimo ponte potresti esser tu ad aver perso l’orientamento.
3 risposte
e chi l’ha perso da un po’ (e ancora gira) che fa?
😉
Occorre perseverare nella ricerca di sguardi da incrociare. Accade di camminare lentamente ma…con le braccia conserte o con gli occhi chiusi.
🙂
camminare lentamente in un bosco al mattino con il fascino del monferrato è da provare http://camminarelentamente.wordpress.com