Italiani, parlamentari europei dallo sguardo corto

Ieri sera seguendo exit su la7:  un servizio sul parlamento europeo.
Le solite statistiche sugli italiani ed il loro assenteismo. Siamo come al solito i meno virtuosi. Lo sapevamo.
Una cosa mi ha fatto riflettere.
Si dice che i candidarsi al parlamento europeo abbiamo “la testa rivolta all’indietro”, verso Roma.
Il parlamentare europeo aspira alla carriera politica nella patria natia.
Perchè?
Alcuni intervistati denunciano l’impossibilità di incidere sulle decisioni.
Altri, al contrario,  rammaricano il fatto che l’Italia, non partecipando, si fa passare le decisioni sopra la testa ed affermano che è in Europa che vengono decise le sorti  anche nel nostro paese.

Nel lungo periodo.

Lungo periodo, ecco la frase magica.
Incapacità di vedere oltre il breve termine.
Incapacità di incontrare le speranze per il futuro.
Incapacità di lavorare ad un cambiamento che superi i confini di una legislatura.
Le prospettive del breve sono quelle degli animali. Mangiare bere, riprodursi.
Esiste un senso per l’Uomo oltre la riproduzione materiale dell’esistenza?

Ma se la volessimo limitare ad una questione solo economica, potremo dire che non siamo nemmeno in grado di spendere i soldi che la UE mette a nostra disposizione.
Si parla di un bilancio passivo di circa 10 miliardi.
In pratica,  diamo di più di quanto riceviamo.

Insomma pareri dissonanti, tra chi lamenta il fatto che il parlamentare europeo non ha alcun potere e chi invece sostiene il contrario, che la battaglia si svolge in parlamento.
Salvo poi scoprire che chi si lamenta non legge i documenti perché scritti in inglese.

L’Europa potrebbe essere la nostra speranza.

Per noi.

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Silenzio delle idee lunghe

tanti piccoli flebili suoni cantano un brusio di fondo accompagna costantemente  le ore della nostra giornata scrivo sul mio iPhone direttamente nella

Per fare tutto ci vuole un fiore

Per fare un tavolo ci vuole il legno, Per fare il legno ci vuole l’albero, Per fare l’albero ci vuole il seme,

2 risposte

  1. L’ho scritto anche nel mio blog, Alessandro, l’Italia è rimasta autarchica e non riesce a vedere oltre i propri particolarismi. Berlusconi fa il buffone in Europa e tratta a calci in faccia gli altri politici. Gli Italiani in massa ancora danno la colpa all’euro per la crisi, non accorgendosi che c’è una recessione globale. In Italia ci si scanna per la pagnotta, come hai detto tu non c’è visione laterale, non c’è programma per il futuro. L’Italia è l’unico paese in europa dove sento gente ancora parlare di prezzi in vecchie lire. L’italiano non accetta i cambiamenti. Infatti ha votato in massa il pagliaccio che è un Craxiano doc… deja vu, così non fa paura.
    Ottima analisi. Ci sono ancora km e km di strada da fare…

  2. Ciao Martina,
    A proposito dei km da fare, in Italia ma forse anche altrove.
    Ma potrebbero venire in mente altre questioni.
    Proprio ieri sera una domanda difficile
    Il mio amico Dimitri, reduce dalla partecipazione alla biennale torinese sulla democrazia dove coordinava un dibattito sulla teologia politica pone la domanda:
    “la politica è il terreno entro il quale si consuma l’impegno per la felicità dell’uomo? ”
    Anche noi, che siamo abituati a rispondere affermativamente a questa domanda, coviamo dubbi.

    Ciaooo

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