Se avete avuto la sventura di incappare in qualche mio articolo o video sapete che, più che di cambiamento, mi piace parlare di trasformazione.
Si, perché, il cambiamento evoca sostituzione, la trasformazione evoca evoluzione, un concetto che preferisco.
Il cambiamento fa pensare al cambio di un abito. La trasformazione ci fa pensare ad una mutazione della struttura genetica.
Ed è esattamente questo su cui dobbiamo concentrarsi all’interno delle nostre organizzazioni dell’era dalla “trasformazione digitale”. Lavorare, quasi, alla mutazione della “struttura genetica” delle organizzazioni delle nostre imprese.
Ma quando è il miglior momento per “lavorare a queste cose” ?
In una delle mie vite precedenti ho fatto il “mestiere di venditore”. Come ogni venditore di buona volontà ho incontrato diverse centinaia di imprenditori.
L’uomo di vendita ha un buon osservatorio su tratti, modelli di comportamento, vizi e virtù della vita delle imprese e delle persone che le animano.
Facendo quel mestiere ho imparato un sacco di cose!
Vendevo software per le imprese.E, come ogni venditore, cercavo di individuare le imprese con maggior capacità di accogliere l’innovazione.
E forse banale dire che queste imprese avevano sempre alla guida un imprenditore ed un gruppo dirigente in grado di lavorare costantemente ai processi di trasformazione.
Indipendentemente dal settore, dalla congiuntura di mercato, dal prodotto venduto queste erano quelle le imprese che dimostravano di saper stare nel flusso, positivo della trasformazione.
Sono quelle imprese che sperimentano continuamente, che non si accontentano delle cose che il giorno prima sono andate bene.
Per rimandare alla metafora sportiva mi piace raccontare sempre l’esperienza di Velasco l’allenatore della nazionale italiano di pallavolo più vittoriosa della storia!
Perchè Velasco vinceva
Perché quando vinceva metteva i suoi atleti ad osservare la partita vinta, minuto per minuto , per vedere che cosa non era andato bene. Spingeva i suoi atleti ad osservare, a studiare, a non stancarsi mai di imparare e correggere i propri errori.
Mai sentirsi campioni, mai sentirsi arrivati!
Ora provate a calarvi in questa storie:
- Avete vinto la partita più importante dell’anno
- Siete stati promossi ad un esame
- Avete chiuso un importante contratto con un bellissimo cliente
- Avete chiuso un anno con una crescita a due digit!
- …
Pensate. Come vi sentite?
Siete aperti, dialogate, fate critiche costruttive. Siete anche pronti a ricevere critiche.Il vostro team ha vinto.
Quale miglior occasione di questa per mettersi a sedere ed osservare che cosa avreste potuto fare meglio!
Tutti hanno in pancia l’energia per dare il proprio contributo , tutti partecipano pieni di entusiasmo! Pensateci state cercando di migliorare non state cercando un colpevole!
Siete insieme lì … al vostro gruppo per migliorare.
Ora immaginate invece di aver perso.
Avete perso una trattativa.
Il bilancio di fine anno non è andato bene.
Siete in deficit di dopamina.
Non avete forza.
Magari vi viene in mente che non solo le cose non sono andate bene ma vi prende anche qualche dubbio sulle vostre capacità
Poi siccome il nostro cervello si deve difendere cominciate la ricerca dei colpevoli e magari, vi affannate a cambiare le persone , i modelli, i team!
Quando vi ritrovate in questa condizione, dopo una sconfitta vi consiglio di prendervi una pausa.
Vi consiglio di riposare.
Non voglio sostenere che dobbiamo stare fermi ehh!
Il rischio di cambiare , impulsivamente, persone e modelli quando le cose vanno male e di accogliere il nuovo in un contesto “tossico”, ed in breve tempo anche il nuovo che entra si intossica.
Il momento migliore per lavorare al trasformazione delle “struttura genetica” delle nostra organizzazione è quando le cose vanno bene!
Il business della vostra impresa va a gonfie vele ?
Bene , è giunto il momento di cambiare !